

Comune
- Il sindaco
- La giunta
- Il consiglio comunale
- Gli uffici
- Programmi Amm. Elezioni 10 Giugno 2018
- Statuto
- P.R.G.
- P.P. Centro Storico
- Webmail Comune
Servizi Online
- Albo pretorio Online
- Storico Albo pretorio
- Archivio Atti
- Modulistica
- ICI
- IMU
- TASI/TARI
- Regolamenti
- Codice disciplinare CCNL
- Codice di comportamento dei dipendenti Pubblici
- Piano di protezione civile
- Sportello Unico Edilizia
- Modulistica SUAP Regione
- L.190/2012
- Adesione alla definizione delle liti pendenti
- Rottamazione delle ingiunzioni fiscali
- Privacy
Vivere la Città









Home > La Storia della Città
La Storia della Città
Il nome Riposto,
secondo accurati studi storici, deriva dalla vocazione commerciale della zona,
che aveva fatto sorgere un luogo attrezzato quale deposito (per "riporre") per
le botti e le merci da spedire via mare. La storia di Riposto ha avuto nel suo
rapporto con il mare il principale fattore di sviluppo, anche se, dal punto di
vista demografico, le sue fortune furono legate alla nascita e allo sviluppo
della Contea di Mascali.
Sin da tempi antichi, Mascali
e le sue grandi estensioni terriere appartenevano alla Mensa episcopale di
Catania che li concedeva in gabella. Nel secolo XVI, queste terre furono
costituite in Contea ed il vescovo di Catania divenne così Conte di Mascali.
In quel periodo, Catania era sovrappopolata e pressava demograficamente il
territorio di Acireale. Gli Acesi, nella necessità di spingersi a nord, verso la
ricca pianura mascalese, cominciarono a richiedere al Conte quelle terre e per
poi poterle subaffittare con canone raddoppiato. Altre comunità si unirono ai
coloni in quest'insediamento che in parte si stabilì nella fascia costiera
ripostese ove sorgevano già le "capanne-pagliai" dei pescatori e delle loro
povere famiglie; capanne sparse inizialmente attorno all'antichissimo tempio,
forse di origine proto-cristiana chiamato "l'Anticaglia di S. Giovanni" (attuale
chiesa Madonna della Lettera) sito a circa mille passi a sud "dell'Arzanà".
Così alla fine del secolo XVI, i tre gruppi (coloni, pescatori e
barcaioli-costruttori) si fusero creando il primo nucleo di una nuova comunità
che prese il nome di Riposto da "Res Ponere" e si stabilì definitivamente tra il
torrente Macchia, il limite sud della palude dell'Auzzanetto e il torrente Jungo,
e il limite nord di grandi distese di boschi e vigne.
La nuova comunità incominciò faticosamente a dissodare il terreno, a tagliare i
boschi in cerca di buona terra da coltivare, a costruire case, a fabbricare
magazzini, dove venivano "riposte" le decime della produzione, che si doveva al
Conte di Mascali; essa divenne così presto, un punto d'incontro ricco e fiorente
di mercanti, pescatori, armatori, costruttori, "sensali", "bordonari" e marinai.
Nella seconda metà del XVII
secolo avvenne la trasformazione agraria della Contea da terreno boschivo in
vigneto; detta trasformazione fu diretta ed organizzata dai proprietari di terre
acesi, e portò alla completa distruzione del bosco d'Aci che da Stazzo e
Pozzillo si estendeva nell'entroterra; da ciò scaturì uno squilibrio del sistema
ecologico tanto che il regime idrico fu modificato e le paludi dell'Auzzanetto
s'ingrandirono divenendo portatrici di malaria, mentre sparì il laghetto della "Gurna".
Intanto, le tristi vicende di Messina, turbata negli anni da ribellioni, peste,
terremoti, inondazioni, alimentarono una continua emigrazione dei Messinesi
nella Contea ed in particolare attorno allo "Arzanà". Sui ruderi della
"Anticaglia di San Giovanni", i Messinesi costruirono la chiesetta della
"Madonna della Lettera" e fecero di tutto per far nascere, accanto alle umili
capanne di graticci di canne, un paese lineare e parallelo al mare.
Nel secolo XVIII una potente famiglia veneziana, i Pasini, s'era stabilita ad
Acireale ed in poco tempo aveva accumulato un'immensa distesa terriera a
sud-ovest del "torrente Jungo". I Pasini, illuminati amministratori, operarono
nella zona una politica di popolamento e svilupparono l'insediamento sparso,
attirando manodopera e favorendo la formazione di piccole fattorie. Costruirono
nel 1725, a sud dello "Jungo" una loro casa di campagna a cui doveva far capo il
secondo nucleo dell'antica Riposto, che prese nome "Scariceddu" (piccolo scalo)
per distinguerlo da quello già esistente.
Al limite nord delle terre del "Bosco d'Aci" v'era una macchia di vegetazione di
carrubi ed attorno ad essi, ben presto, sorsero alcune case sparse di contadini:
il sito prese nome di Carruba. Il nucleo s'ingrandì allorquando nelle contrade
vicine sorsero piccole industrie per la lavorazione del gesso, della calce, dei
mattoni e quindi viottoli che portavano alla marina di S. Tecla, Pozzillo, Torre
Archirafi. Bisognerà aspettare il 1855 per vedere questo nucleo divenire
borgata, allorquando la società Florio realizzerà a Catania un impianto per
l'estrazione dell'alcool dalla polpa del carrubo, e il nobile acese Martino
Fiorini donerà il terreno dove sorgerà, nel 1892, l'attuale chiesa intitolata a
San Martino.
L'inizio del XIX secolo fece registrare un periodo di grande tensione : gli abitanti di Giarre, appoggiandosi anche alle aspirazioni espresse da Riposto, chiesero di potersi staccare da Mascali. I Ripostesi furono prima a fianco e poi uniti a Giarre. Fu dopo il 1815 che l'abile LA "politica d'attesa" dei ripostesi diventò autonomia: infatti l'8 ottobre 1815 Riposto chiese al Re, l'autonomia da Giarre.
Intanto, con sovrano Rescritto del 12 febbraio 1820, era nata la Scuola Nautica dove si formavano gli Ufficiali della fiorente marina velica prima e a vapore dopo. L'esistenza di questa scuola e dei molti cantieri navali, l'intenso commercio, indussero, nel 1836, a richiedere allo Stato la costruzione di un porto.
La volontà "indipendentista" di Riposto continuava ad essere alimentata dall'espasione demografica e commerciale, per cui seguirono 27 anni di lotte ma il processo di smembramento della vecchia Contea continuava; il 17 aprile 1841 il re concesse l'autonomia di Riposto. Il 1 gennaio 1842 venne eletto primo Sindaco di Riposto, Don Rosario Grassi Bonanno che verrà confermato nell'alta carica anche nel triennio 1 gennaio 1846 - dicembre 1848. La classe politica ripostese si ritrovò attorno al suo primo Sindaco proveniente da una borghesia illuminata.
Dopo l'esito sfortunato della
battaglia di Custoza, il 25 luglio 1848, che costrinse l'esercito piemontese
alla ritirata, Ferdinando II decise di agire con forza per la riconquista della
Sicilia insorta. La zona costiera ripostese non fu teatro di operazioni militari
perché la popolazione, grata a Ferdinando II per averle dato l'indipendenza
amministrativa, non si schierò con gli insorti.
Quando il 14 maggio 1849 il generale Filangieri e le sue truppe entrarono a
Palermo ponendo fine alla rivolta siciliana, il re ricordandosi che Riposto le
era stata fedele durante i rivolgimenti interni, incominciò a proteggerla
favorendo specialmente le sue industrie ed il suo piccolo ma attrezzato
arsenale. La morte di Ferdinando II avvenuta nel 1859 spense l'entusiasmo
popolare.
Anche Riposto ebbe il suo
Risorgimento: le nuove idee di libertà e d'italianità trovarono presa in alcune
famiglie. Temendo ciò, il governo borbonico alla fine del 1854, diede
rigorosissime disposizioni in materia di ordine pubblico all'ispettore di
polizia Fleres Trischetto, residente ed operante a Riposto. Il Fleres Trischetto
cercò di cancellare la colorazione repubblicana che l'amministrazione comunale
del tempo s'era data, favorendo la elezione a sindaci, nel 1856, di Don G.
Tomarchio e nel 1859 di Don Filippo Scavino Lella di chiara fede borbonica, e
attuando una dura repressione interna contro elementi antiborbonici che venivano
rinchiusi nell'antico castello adibito a carcere. L'interprete più combattivo
del pensiero mazziniano fu Salvatore Fiamingo così come l'espositore fedele ne
fu Salvatore Tomarchio, che organizzarono il "Comitato Rivoluzionario Ripostese"
che preparò armi, propagandò l'insorgere della servitù, parlò dei primi moti che
si stavano preparando a Bronte, Adernò, Biancavilla, Nicosia, con esponenti dei
quali erano segretamente in contatto, e facevano circolare tra i marinai e i
contadini e le donne del popolo, fazzoletti tricolori con i ritratti di
Garibaldi e Vittorio Emanuele, così come già avveniva in molte parti dell'isola.
L'8 giugno 1860 Don Salvatore Fiamingo era già a capo del Comune di Riposto,
dopo che l'ultimo sindaco borbonico F. Scavino, il 31 maggio 1860, aveva firmato
l'ultimo suo atto amministrativo: "il pagamento per duc. 52.17.5 a favore di
Rosario Arcidiacono". Dall'8 giugno 1860 firmò tutti gli atti d'ufficio del
Municipio il Presidente del "Comitato Rivoluzionario Ripostese", Don Salvatore
Fiamingo, che lasciò ogni potere a un rappresentante di Garibaldi, il giurato
Domenico Gavusi che firmò gli atti come Presidente del Municipio di Riposto. Il
31 luglio 1860, poi Gavusi lasciò il posto al ripostese Salvatore Tomarchio che
venne così premiato per la sua fedeltà alla causa dell'unità d'Italia.
Riposto visse con entusiasmo
l'epopea garibaldina e l'entusiasmo popolare fu massimo durante la spedizione
detta di "Gazzi e Contessa" del 22 agosto 1860, quando cinque imbarcazioni della
Marina Ripostese trasportarono parte delle truppe del generale garibaldino
Sirtori dalla Sicilia in Calabria, sfuggendo alla flotta borbonica che
incrociava nelle acque vicine. Riposto partecipò all'impresa garibaldina anche
con grossi sforzi finanziari: è del 16 settembre 1860, a firma del Presidente
del Municipio Salvatore Tomarchio, il mandato di pagamento per duc. 32.55 e
firmato per quietanza da Antonino D'Angelo per "... tre carri di bovi per
trasporto d'armi e munizioni della colonna comandata dal generale Bixio D. 2.70;
per venti vetture per trasporto di soldati di essa colonna 2; per spese di
barchette per trasporto di soldati in Giardini 14.40; per alloggio degli
uffiziali per reclutazione volontari marittimi 1.85; per trasporto di...
reclute... 1.80; per diritti di emergenza per sfoglio dei registri... 9.80". Ed
è del 25 settembre 1860, a firma del Presidente del Municipio Salvatore
Tomarchio, il mandato di pagamento per duc. 100 e firmato per quietanza da
Giuseppe Ragusa per "... spese per una importantissima missione dello stato in
termine della... autorizzazione... della Intendenza Generale dell'Esercito
nazionale".
Questo contributo fu così importante che lo stesso Garibaldi, tramite il
generale Bixio, s'interessò delle condizioni dell'approdo di Riposto come
riportato dal Sindaco Fiamingo nell'inchiesta parlamentare sulla Marina
Mercantile del 1881: "... Il generale Bixio constatò e deplorò la dolorosa
condizione dei nostri approdi...".
Avvenuta l'unità d'Italia, le
condizioni economiche e sociali di Riposto miglioravano sempre più con
l'affermarsi di una grossa flotta di velieri e da pesca nonché con lo
svilupparsi dei suoi già famosi cantieri navali e con l'opera di costruzione del
porto. In questo periodo vennero anche vviate la costruzione di numerose,
importanti opere pubbliche. La chiesa di S. Pietro, iniziata nel 1808, aperta al
culto nel 1818, completata nel 1865, venne eretta a parrocchia nel 1869. Nel
1895 si otteneva dalla Sacra Congregazione dei Riti la conferma dell'elezione di
S. Pietro Apostolo a Patrono di Riposto e nel 1967 veniva insignita del titolo
di "Basilica Minore Pontificia". La costruzione dell'Orfanotrofio
dell'Addolorata, voluto dal sacerdote don Francesco Granata (1814-1901). La
costruzione della Chiesa del Carmine, richiesta sin dall'agosto del 1853 dalla
nobile signora Rosaria Pasini, devota della Madonna della Mercede, all'allora
Sindaco di Riposto G. Fichera. Il Sindaco rispose positivamente nel 1863, così i
figli della signora Rosaria; Stefano e Biagio Pasini dei Baroni di Malroveto
donarono la loro cantina sita nel quartiere "Scaricello", che nel 1868 fu
demolita per costruire la nuova chiesa intitolata alla Madonna del Carmine. (La
denominazione della chiesa si dovette al seguente episodio: mentre i lavori
erano in corso, un operaio cadde da un'altissima impalcatura e, invocando la
Madonna del Carmine, nella caduta, si ritrovò indenne in una fossa piena di
calce spenta).
I Ripostesi sentirono il bisogno d'istituire nella loro città un piccolo
ospedale per i malati più gravi; infatti il 28 luglio 1848 Suor Maria Gesù
Crocifissa e Suor Maria Gesù Musumeci donarono alcune loro case al sacerdote
ripostese Rosario Scandurra che doveva usarle per "Ospedaletto". Il piccolo
Ospedale divenne Ospedale Civile per merito di Mons. Rosario Calì (1862-1887).
Il 2 aprile 1872 l'ing. Salvatore Guarrera redigeva il Piano regolatore
d'ampliamento approvato con Real decreto il 9 novembre 1872. Questo piano
prevedeva: la costruzione del Municipio, di Scuole, del Mercato, del Teatro che
doveva sorgere sul terreno detto "Pezza Grande" espropriato al barone Corvaja di
Acireale nel 1877. Nel 1874 si costruì la piazza S. Pietro, principale piazza
cittadina. Il 19 gennaio 1882 il Re concesse a Riposto l'uso di uno stemma
civico diviso in quattro parti: in alto, a sinistra, venne raffigurato il sole
rosso su fondo oro; in alto, a destra, su fondo azzurro un brigantino
veleggiante; in basso, a sinistra, su fondo azzurro, una torre d'argento merlata
alla guelfa; in basso, a destra, su fondo oro, un grappolo d'uva color porpora
con gambo verde. Lo stemma venne sormontato da una corona formata da un cerchio
di muro d'oro aperto da quattro parti sormontato da otto merli uniti da
muricciolo d'argento.
Nel 1886 un secondo piano urbanistico venne redatto dall'ing. Giuseppe D'Amico
per sistemare alcune vie, tra cui via Messina. Il 21 agosto 1890 con Regio
Decreto si decise la costruzione della ferrovia Circum-Etnea che venne
inaugurata il 2 febbraio 1895. Il 24 giugno 1866 venne inaugurata la linea
ferroviaria Catania-Messina e nel 1870 venne costruita la stazione ferroviaria
di Giarre-Riposto, ingrandita nel 1906. Per il grande commercio vinicolo
ripostese, con R.D. del 1 ottobre 1888, s'istituì la Regia Cantina Sperimentale
e, con R.D. 15 agosto 1908, la Regia Scuola di Commercio. Il 5 agosto 1906, dopo
70 anni dalla prima domanda fatta nel marzo 1836, s'iniziò la costruzione del
porto.
Alla fine del secolo XIX si verificò il boom economico di Riposto. A Riposto vi
erano le sedi consolari di Svezia, Romania, Norvegia, Uraguay, Francia, Brasile,
Grecia, Gran Bretagna. Nel 1885, vi si pubblicava la rivista settimanale "La
Sicilia Vinicola".
La conquista della Libia attuata da Giolitti nel 1911-12 prima, e la guerra
mondiale del 1915-18 dopo, impoverirono Riposto perché i suoi mercati di
esportazione-importazione rimasero chiusi fino al 1919 e molti dei suoi marinai
morirono in guerra.
Dal febbraio 1919 al marzo 1920 tutta la vita politico-amministrativa della
città ruotava attorno alla figura ed all'azione del Commissario Prefettizio cav.
dott. Giuseppe Grimaldi, che è passato alla storia del paese come il
realizzatore di grandi opere pubbliche: la costruzione del Palazzo Municipale e
l'ampliamento della Piazza S. Pietro; la costruzione del Mercato Pubblico; la
costruzione del Lungo Mare Riposto-Torre Archirafi; la costruzione dello Scalo
di Alaggio a Torre Archirafi; la sistemazione delle strade dell'abitato e delle
borgate.
Fino all'estate del 1922, così come nel resto della Sicilia, a Riposto le idee fasciste non avevano avuto successo e, quando nel 1921 i seguaci siciliani di Mussolini si riunirono in congresso, tra di loro non vi erano ripostesi. Nel 1924, inizio la prima diffusione delle idee del fascismo a Riposto che culminò nel plebiscito del 1934 quando anche i Ripostesi si assoggettarono al volere del potere fascista, votando tutti "si" al regime. E' stato accertato che alla marcia su Roma parteciparono almeno due ripostesi e che la conquista del Comune di Riposto venne fatta da una squadra fascista composta da 15 uomini originari dei comuni etnei.
Nel 1936 si poté realizzare
solo in parte il piano regolatore del 1920 che prevedeva la zona industriale. Da
quel momento, le condizioni economiche della città subirono un collasso:
l'agricoltura, l'industria e il porto quasi sparirono. In questo periodo arrivò
la fusione dei Comuni di Giarre e Riposto con R.D. del settembre 1939 in uno
solo, con il nome di Jonia. La nuova città occupava un'area di 40,38 Km aveva
una densità complessiva di 752 abitanti per Kmq ed era formata dai Jonia (ex
Giarre), Jonia Marina (ex Riposto), Macchia , S. Giovanni Montebello, Torre
Archirafi Trepunti, Carruba. Il comune di Jonia ben presto cambiò nome in
Giarre-Riposto; poi a causa di polemiche sull'accentramento dei servizi pubblici
a Giarre (ma in realtà per le differenti origini e per la diversa estrazione
sociale della popolazione dei due centri principali); con la caduta del
fascismo, nel dopoguerra (1946) Giarre e Riposto tornarono comuni autonomi con i
primitivi nomi appunto di Giarre e Riposto.
Quando gli Americani, nel 1943, sbarcarono a Gela e Inglesi con Canadesi
occuparono la Sicilia Orientale, non trovarono resistenza da parte dei locali di
Riposto. Il paese affamato, stanco, duramente colpito dalle bombe per essere
stato lungo la costa in parte fortificato (Torre Archirafi) dai Tedeschi e in
parte minato (spiaggia di S. Anna), era diventato un cumulo di rovine. Mentre
prima i Tedeschi avevano il loro quartiere generale nel Palazzo Pasini, i nuovi
arrivati, gli Inglesi, si accamparono in Piazza Matteotti e nella villa Pantano.
Quando nel febbraio 1944 gli alleati consegnarono la Sicilia alla
amministrazione italiana, si formò l'Esercito Indipendentista Siciliano.
Molti ripostesi fecero proprio tale movimento che, nel 1947, alla prima elezione
parlamentare siciliana aveva ottenuto il 10 per cento dei deputati.
Finita la seconda guerra mondiale, Riposto si trovò dopo i lunghi anni della
dittatura con un vuoto politico e una grande crisi economica; i suoi uomini
trovarono possibilità di lavoro emigrando all'estero e principalmente negli
U.S.A., oppure navigando; le donne diventarono di fatto "vedove bianche".
Negli anni 50 i principali provvedimenti urbanistici furono: la costruzione del
sottopassaggio che unisce Giarre-Riposto; il completamento della via Etnea;
l'apertura della via Guglielmo Marconi. In questi anni, specie nel settore
vinicolo, Riposto attraversava una grave crisi: furono gli anni della grande
emigrazione nel Nord America.
Negli anni '60 si costruì il tratto di lungomare che và dalla chiesa Madonna
della Lettera fino al molo foraneo, collegando direttamente Torre Archirafi a
Fondachello. Si completò il viale Amendola, si ampliò il porto con la
costruzione di una seconda banchina e si iniziò la costruzione del molo pennello
antistante la Chiesa della Lettera. Negli anni '70 si cercò di rafforzare le
strutture del porto e si costruì, a difesa del quartiere Pagliaia, una barriera
di massi; si coprì il torrente Jungo. La più importante opera urbanistica negli
anni '70 è stata l'adozione di un programma di fabbricazione che prevede un
ordinato sviluppo edilizio del paese.